Sarfatti, Gianfranco

data di nascita 12 aprile 1922 - 21 febbraio 1945
madre Levi, Elisa
padre Sarfatti, Gualtiero
luogo di nascita Firenze
luogo di residenza Firenze
nome di battaglia Gaddo
organizzazioni e/o formazioni partigiane Brigate Garibaldi. 183a brigata Emilio Lexert
Attività dopo l'8 settembre 1943 Resistenza
area d'azione Aosta
regione di attività Valle d'Aosta
abstract Gianfranco Sarfatti a 16 anni venne espulso perché ebreo dalla scuola pubblica. Nel 1942 subì il lavoro coatto, provvedimento persecutorio verso gli ebrei. Si maturò dando gli esami da privatista assieme ad altri compagni ebrei con i quali condivideva l'opera di assistenza ai profughi stranieri. Alla prima caduta del fascismo il 25 luglio 1943 si iscrisse all'università, ormai convintamente comunista. Con l'8 settembre e la costrizione in stato di clandestinità, entrò a far parte del Fronte della Gioventù e partecipò alla Resistenza in città. Nel febbraio del 1944 dopo una retata a Firenze, si trovò ad essere fra i pochi del suo gruppo ancora in libertà. Lo stesso Partito comunista gli impose di ritirarsi in tempo dalla lotta. Il 5 aprile 1944 varcò, assieme ai genitori, il confine italo-svizzero, accompagnati fino a Varese dall'amica Tina Lorenzoni, poi caduta, alla liberazione di Firenze. Gianfranco fu accettato alla facoltà di ingegneria a Losanna. Riprese la sua attività di organizzatore ed educatore dei giovani nel quadro dell'associazione studentesca "Corda Fratres". Nell'agosto del 1944, due comunisti, Nello Corti e Ugo Pecchioli, giunsero in Svizzera per organizzare il rientro in Italia di giovani volontari. Gianfranco volle unirsi al secondo gruppo di rientrandi in Val D'Aosta. Il 17 agosto 1944 era già a Cogne zona partigiana libera. Nel territorio, pesava fortemente la concorrenza, se non la rivalità, tra gruppi partigiani, Sarfatti fondò il giornale Il Garibaldino, poi chiamato Il Patriota della Val D'Aosta e collaborò al giornale L'Appello. Gianfranco assunse il nome di Gaddo per emulare il nuovo nome Gad del fratello Giorgio, assunto dopo la sua emigrazione in Palestina. Alla fine di settembre del 1944, fu chiamato alla funzione di commissario politico per le formazioni comuniste denominate La Suelvaz, capitanate da Emile Lexert, la sua banda era comandata da Michele Levi, giovane rodiota venuto in Italia per frequentare l'università a Torino. Nell'autunno del 1944 tutta la Val D'Aosta era flagellata dai rastrellamenti nazi-fascisti e le formazioni partigiane si dispersero: molti passarono in Francia, altri rientrarono nelle loro case. La Banda Lexert, ridotta a 34 uomini, si accampò per l'inverno nella casa da guardiacaccia della Morgnetta di Fenis, a 1832 metri di altitudine, in mezzo alla neve. La loro vita fu molto dura, ma il morale, grazie a Gaddo, era, ugualmente, alto. Il 21 febbraio 1945, per una delazione, i partigiani della Morgnetta furono colti di sorpresa da un'imboscata italo-tedesca. Alcuni partigiani riuscirono a fuggire, Gaddo, ferito ad una spalla, fu costretto a fermarsi assieme ad altri 3 compagni e fu, con loro, ucciso. I superstiti della banda costituirono con altri partigiani della zona la 183a bis Brigata d'Assalto Emilio Lexert.
fonti archivistiche e banche dati Archivio Fondazione CDEC, Fondo Antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945, b. 13, fasc. 376
CDEC Digital library - Gianfranco Sarfatti
bibliografia Corinna Delta, Ricordi di una ragazza ebrea. Gianfranco Sarfatti, in "Israel", n.17, 14-2-1963
Michele Sarfatti, Gaddo e gli altri "svizzeri". Storie della Resistenza in Valle D'Aosta, Istituto storico della Resistenza in Valle D'Aosta, Torino 1981
Michele Sarfatti, "Il perchè del mio vivere". Gianfranco Sarfatti per il 25 aprile, in Documenti e Commenti, n.12, vedi: www.michelesarfatti.it/documenti-e-commenti