Il progetto

La ricerca si è concentrata sui nomi e le vicende dei cittadini ebrei che hanno dato un contributo alla Resistenza durante il biennio 1943-1945, riprendendo un antico progetto che caratterizzò la fase iniziale dell’attività del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea fin dalle sue origini (1955) e mai del tutto abbandonato.
L’obiettivo è di mettere a disposizione degli studiosi una fonte preziosa per la storia del periodo 1943-1945, ma anche di illustrare il ruolo non secondario del gruppo ebraico, pur così minoritario, socialmente marginalizzato e poi perseguitato, nella ricostruzione dell’Italia democratica.
Si intende qui per Resistenza sia la partecipazione al movimento partigiano vero e proprio, sia la Resistenza civile in tutte le sue declinazioni: soccorso individuale o organizzato agli ebrei in pericolo, oppure atti di particolare coraggio volto alla salvaguardia e alla salvezza di altre persone. Sono inclusi anche coloro che, trovandosi fuori d’Italia, hanno partecipato alla Resistenza operando, da volontari, in favore dei servizi segreti britannici o americani impegnati in Italia, così come i volontari nei Gruppi di Combattimento. Alcuni cittadini ebrei, non riconosciuti come tali, sono stati deportati nel campo di concentramento di Mauthausen come punizione per delitti politici che non siamo stati in grado di determinare, ma che hanno a che fare con azioni o pensieri definiti da nazisti e fascisti come “sovversivi”. Anch’essi sono stati inclusi in questo database.
Il progetto è iniziato nel 2019 con la consultazione della bibliografia d’appoggio e l’esplorazione di tutti gli archivi possibili, pubblici e privati, al fine di raccogliere il materiale di studio e individuare in che direzione orientare la ricerca.
Fonti principali:
- Il fondo archivistico conservato presso la Fondazione CDEC, denominato “Antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945”, frutto di una ricerca specifica avviata nel 1955 dalla Federazione dei Giovani Ebrei d’Italia.
- Il fondo RICOMPART Archivio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani, raccolta dei documenti di richiesta di riconoscimento della qualifica di partigiano conservati presso l’Archivio centrale dello Stato, versati nel 2012 dal Ministero della Difesa, suddiviso per regioni.
Delle tre Commissioni regionali esplorate (Campania, Lazio, Toscana), quella laziale è stata riordinata e descritta in un inventario analitico a cura di Carlo M. Fiorentino (luglio 2020). Le Commissioni campana e toscana sono, al momento, oggetto di accurati interventi a cura degli archivisti dell’Archivio Centrale dello Stato, che ha gentilmente concesso la possibilità di spogliare una ingente mole di documentazione non ancora ordinata (circa 400 buste).
- Il fondo RICOMPART online, consistente nella digitalizzazione, ad opera dell’ICAR, Istituto Centrale per gli Archivi, e altri enti, delle schede nominative relative alle richieste di riconoscimento. In pratica, una schedatura-indice contenente dati anagrafici, formazioni di appartenenza e qualifiche riconosciute. Il d.l.l. 21 agosto 1945, n. 518 stabiliva infatti criteri precisi per la concessione della qualifica di partigiano “caduto”, “combattente”, “invalido” o “mutilato” e della qualifica di “patriota” per tutti coloro che tra il 1943 e il 1945 avevano «collaborato o contribuito attivamente alla lotta di liberazione, sia militando nelle formazioni partigiane per un periodo minore di quello previsto, sia prestando costante e notevole aiuto alle formazioni partigiane» (art. 10). Sono anche presenti le pratiche dei non riconosciuti e quelle non accettate, di cui abbiamo tenuto conto.
- Il fondo archivistico conservato presso la Fondazione CDEC consistente nei censimenti speciali degli ebrei d’Italia realizzati nell’agosto del 1938 dal Ministero dell’Interno a fini conoscitivi, in vista dello scatenamento della persecuzione anti-ebraica, e più volte aggiornati.
- Il fondo archivistico “Memoria della salvezza” conservato presso l’archivio della Fondazione CDEC, frutto della ricerca condotta tra il 2008 e il 2016 sugli ebrei salvatisi, sfociato nel volume di Liliana Picciotto: Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah, Einaudi, Torino 2017.
- Il fondo archivistico “Vicissitudini dei singoli” conservato presso l’archivio della Fondazione CDEC, frutto della raccolta pluridecennale di testimonianze, diari, carteggi, fotografie riguardanti la vita e le vicende degli ebrei d’Italia nel Novecento, in particolare negli anni del fascismo e della Shoah.
- L’elenco nominativo dei deportati ebrei, pubblicato nel volume di Liliana Picciotto: Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall’Italia 1943-1945. Ricerca della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Mursia, Milano 2002.
- La ricerca pubblicata nel libro di Gina Formiggini, Stella d’Italia stella di Davide. Gli ebrei dal risorgimento alla resistenza, Mursia, Milano 1970, lavoro pioneristico di cui tenere conto per qualsiasi ricerca sul tema in oggetto.
Dalla consultazione e dal raffronto delle fonti, ma soprattutto dallo spoglio delle 73.352 schede RICOMPART on-line relative a Campania, Toscana, Lazio sono emersi più di 240 nomi di resistenti ebrei o di origine ebraica. Si intende con questa dizione coloro che possono essere definiti ‘certamente ebrei’ o ‘probabilmente ebrei’ dopo esame degli elementi documentari a nostra disposizione.
Per ciascuno di loro si è creata una scheda con dati anagrafici, un breve riassunto della sua attività, le fonti di riferimento archivistiche e bibliografiche. Dalle schede siamo risaliti ai relativi fascicoli, conservati all’Archivio Centrale dello Stato, per cercare di reperire materiale in essi contenuti. Alcuni riassunti nel data base risultano molto scarni perché ai nomi delle schede non sempre corrispondono fascicoli nominativi con documenti all’interno.
Si è passati poi a progettare un sistema informatico adatto per la creazione del data base relativo e, infine, alla fase del caricamento dei dati e della loro normalizzazione.
Le formazioni di appartenenza per coloro che sono qualificati “partigiano combattente”, “partigiano combattente caduto” o “patriota” sono state lasciate nella dizione trovata nelle schede Ricompart. Dato che risalire all’appartenenza politica di ogni formazione richiede apposito studio, abbiamo lasciato questa determinazione ad un prossimo ampliamento del portale. Per ora possiamo solo dire che l’appartenenza politica dei partigiani per la Campania, vista la data molto prematura in cui si svolsero i fatti (dal 27 al 30 settembre 1943), sembra aver avuto un’importanza quasi nulla, e che per i partigiani Laziali è stato meno importante che per quelli Toscani. Il fatto va messo in relazione con le date di formazione delle bande. Mano a mano che passava il tempo, queste diventavano sempre più mature dal punto di vista politico e definivano meglio i loro obiettivi in vista dell’Italia democratica che sarebbe venuta.
Abbiamo definito genericamente con la parola “resistenti” le persone di origine ebraica che, nel dopoguerra, non hanno chiesto riconoscimento di qualifica di partigiano, o coloro che, militando nei servizi segreti alleati in favore della resistenza italiana, non avevano diritto al riconoscimento. Sono definiti “resistenti” anche coloro che hanno militato nelle organizzazioni di soccorso o che si siano distinti per atti di particolare coraggio. Resistenti sono anche i sopra citati deportati per ragioni punitive nel campo di Mauthausen, oltreché i volontari aggregati ai Gruppi di Combattimento.
Particolarmente difficile è stato determinare le Regioni teatro delle azioni, per coloro che hanno combattuto in contesti di grande mobilità geografica come i volontari dei servizi segreti alleati. Ove non è stato possibile studiarne i movimenti e il contesto geografico, si è attribuita la Regione di nascita, ad esempio: Enzo Sereni, nato a Roma, paracadutato sulla linea gotica, l’abbiamo attribuito al Lazio.
Ove possibile, i dati anagrafici di ogni persona sono stati verificati con gli archivi delle comunità ebraiche di appartenenza. Non sempre, per gli stranieri che si trovarono a militare in Italia, si è riusciti ad individuare la data di nascita e i nomi dei genitori. Le donne sono state elencate con il cognome di nascita, cui si è aggiunto il cognome del marito. Per ragioni tecniche, sebbene con dispiacere, abbiamo dovuto lasciare, come trovato, il suffisso maschile alla dizione “partigiano”, frutto del senso comune dell’epoca.
Il lavoro che presentiamo è da considerare un “work in progress”, nel senso che nuovi dati sulle medesime persone potrebbero emergere o nuovi nomi di resistenti potrebbero palesarsi dopo la conclusione del progetto. Esso è, infatti, soggetto a manutenzione, completamento, arricchimento, cui potranno collaborare altri enti o associazioni o privati cittadini.