Rosani (ma Rosenzweig), Rita

data di nascita 20 novembre 1920 - 17 settembre 1944
madre Strakosch, Rosa
padre Rosani, Ludwig (ma Rosenzweig)
luogo di nascita Trieste
luogo di residenza Trieste
organizzazioni e/o formazioni partigiane Formazioni Autonome, Gruppo Bande Armate Pasubio, Banda Aquila
qualifica RICOMPART riconosciuta Partigiano combattente caduto
area d'azione Verona
regione di attività Veneto
abstract Rita Rosani era figlia di una coppia morava di lingua tedesca immigrata dapprima a Fiume e poi a Trieste per sfuggire all'antisemitismo del loro Paese. Il nome d'origine era Rosenzweig, cambiato per poter diventare italiani nel 1927. Rita che era appassionata di montagna e di sport, nel 1938, fu espulsa da ogni circolo. Divenne insegnante presso la scuola elementare ebraica di Trieste e si fidanzò con un amico di famiglia, Giacomo Kubi Nagler, di origini galiziane. Nagler fu internato, assieme al padre, in Abruzzo a Casoli. Tra i due fidanzati fu scambiato un carteggio molto fitto, ritrovato nel dopoguerra e valorizzato da Livio Isaak Sirovich nel volume che contiene la biografia di Rita, dal titolo "Non era una donna, era un bandito". Kubi e il padre furono arrestati da membri della Wehrmacht, consegnati alle autorità italiane e deportati con il convoglio che lasciò la stazione centrale di Milano il 30 gennaio 1944 verso il campo di Auschwitz. Il fidanzamento con Rita era già stato rotto. La giovane mise al riparo i suoi genitori a Lignano e, per se stessa, scelse la via della resistenza. Prima svolse attività antifascista clandestina a Portogruaro, poi entrò nel movimento partigiano in provincia di Verona, svolgendo attività di collegamento e di organizzazione delle nascenti formazioni combattenti. La giovane insegnante fece parte di una piccola banda denominata "Aquila" che combattè per mesi in Valpolicella e nella zona di Zevio (Verona) guidati da Umberto Ricca, ufficiale dell'esercito. La squadra faceva parte della formazione autonoma, Gruppo Bande Armate Pasubio comandata da Giuseppe Marozin. Dopo un anno, nella baita che era diventata la loro base nella Valle del Chiampo, si trovavano, con Rita Rosani, una quindicina di combattenti. Furono accerchiati durante il grande rastrellamento messo in atto da fascisti e tedeschi dal 12 al 16 settembre 1944, sulle Prealpi Venete. Il gruppo decise una sortita proponendo a Rita di fuggire tra i boschi, la giovane, al contrario uscì per prima allo scoperto con un moschetto in mano. Ferita e catturata, Rita fu uccisa con un colpo alla testa da un sottotenente repubblichino che, condannato a vent'anni nel 1945, sarebbe tornato libero poco dopo. Alla memoria di Rita Rosani, nel 1945 è stata dedicata la medaglia d'oro. E stata seppellita con funerale solenne nel cimitero ebraico di Verona il 2 giugno 1945. Al nome di Rita Rosani sono state intitolate vie a Verona e Trieste; un cippo è stato eretto sul luogo dove Rita è stata uccisa; una lapide la ricorda nell'atrio della Scuola ebraica di Trieste; su un'altra lapide, posta all'ingresso del tempio israelitico di Verona, è inciso, in ebraico, un passo della Bibbia: "Molte donne si sono comportate valorosamente, ma tu le superi tutte".
fonti archivistiche e banche dati Archivio Fondazione CDEC, Fondo Censimenti, b. 7, fasc. 30
Archivio Fondazione CDEC, Fondo antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945, b. 16, fasc. 353
Campo Casoli
Archivio Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare MOVM, ad nomen
CDEC Digital library - Rita Rosani (ma Rosenzweig)
bibliografia Livio Isaak Sirovich, "Non era una donna, era un bandito". Rita Rosani una ragazza in guerra, Cierre, Verona 2014
Giuseppe Marozin, Odissea partigiana. "i 19 della Pasubio", Edizioni Azione Comune, Milano 1965
G.L. [Guido Ludovico Luzzatto?], Due poesie di Egidio Menegatti [una delle quali dedicata a Rita Rosani dal titolo: "La Rita more"], in La Rassegna Mensile di Israel, gennaio 1965, pp.31-34