Momigliano, Franco

data di nascita 15 novembre 1916
madre Treves, Bianca
padre Momigliano, Adolfo
luogo di nascita Torino
luogo di residenza Torino
nome di battaglia Marini, Aldini, Mumo
commissione Piemonte
organizzazioni e/o formazioni partigiane Giustizia e libertà - GL. 5a divisione alpina Sergio Toja
qualifica RICOMPART riconosciuta Partigiano combattente
Attività dopo l'8 settembre 1943 Resistenza partigiana
area d'azione Valle Pellice, Valle della Germanasca
regione di attività Piemonte
abstract Franco Momigliano risiedeva a Torino. Il padre, avvocato socialista, si occupava di cause in difesa degli operai. Lo zio, Riccardo Momigliano, deputato socialista, fu l'ultimo direttore dell'Avanti! e condannato al confino a Lipari. Franco si laureò in giurisprudenza. Nel 1938 si avvicinò ad altri intellettuali ebrei, come lui, colpiti dalle leggi antiebraiche. Insegnò alla scuola ebraica. Nel 1942, assieme a Giorgio Diena, costituì un gruppo di ispirazione gobettiana-gramsciana, non comunista, del filone dell'Ordine Nuovo. Fu tra i fondatori della sezione torinese del Partito d'Azione e conduceva attività politica nelle fabbriche. Fu presente a Firenze al primo congresso del Partito d'Azione. La casa di Ada Gobetti era il riferimento per lui e i suoi compagni di lotta. Dopo l'8 settembre 1943, partecipò alla formazione dei gruppi di GL della Val Pellice. In quell'occasione conobbe Vittorio Foa appena tornato dal confino e ne fu sempre grande amico. Dal novembre del 1943 fino al marzo del 1944, tornò a Torino a fare lavoro politico per il Partito d'Azione. Il 13 marzo, in Val Pellice, Guglielmo Jervis commissario politico delle formazioni GL, fu arrestato e Franco prese il suo posto. Fu commissario politico prima di Brigata, in seguito, di Divisione. Mentre si trovava con Gustavo Malan, Emanuele Artom, Ruggero Levi e Giorgio Segrè sul colle Giulian, si trovò senza armi di fronte a un gruppo di SS italiane. Franco riuscì a fuggire mentre Artom e Levi vennero arrestati. Si rifugiò a Torino e il comitato del partito decise di trasferirlo a Milano. Là fu riconosciuto per strada da un repubblichino che aveva precedentemente graziato. Fu rinchiuso nel carcere di San Vittore, sezione italiana, sotto il falso nome di De Regibus. Il suo nome fu riconosciuto. Fu interrogato con violenza, ma riuscì a non rivelare nomi di compagni . Dopo qualche tempo, fece chiedere alla sorella di procurargli del veleno perché temeva di non resistere a lungo. Lisetta Giuia, moglie di Vittorio Foà riuscì ad avere un colloquio con lui in carcere, corrompendo una guardia. Per lui fu organizzata una rocambolesca fuga dal carcere ad opera del gruppo milanese di eroiche soccorritrici di perseguitati costituito dalle sorelle Maria Rosa e Zina Tresoldi, Fernanda Wittgens, Adele Cappelli Vegna. Si nascose per qualche tempo in case di amici a Milano, nell'estate del 1944 tornò a Torino, vivendo nascosto in casa della sorella Mila, anch'essa partigiana. Partecipò all'insurrezione di Torino. Nel 1946 si sposò con Luciana Nissim, compagna di deportazione ad Auschwitz di Primo Levi e tornata fortunosamente in Italia.
fonti archivistiche e banche dati Archivio Fondazione CDEC, Fondo Antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945, b. 13, fasc. 282
CDEC Digital library - Franco Momigliano
bibliografia Gloria Arbib, Giorgio Secchi, Ebrei nella Resistenza in Piemonte 1943-1945, Silvio Zamorani editore, Torino 2011, pp.133-135
Alessandra Chiappano, Voci della resistenza ebraica italiana. Mila Momigliano, Franco Momigliano, Ada Della Torre, Eugenio Gentili Tedeschi, Silvio ortona, Anna Maria Levi, LeChâteau, Aosta 2011, pp.93-102
Giovanni De Luna, Storia del Partito d'Azione, UTET, Milano 2006
Ada Gobetti Marchesani, Prospero, Diario partigiano, Einaudi, Torino 1956